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È la prima Associazione nata in Italia che si occupa del problema dell’autismo. Nasce a Roma il 3 novembre 1983 con lo scopo di associare genitori, parenti e tutori di soggetti affetti da psicosi e disturbi della comunicazione. L’Arpa si propone di creare servizi per promuovere un’azione di informazione culturale, sociale e politica riguardo le psicosi e l’autismo. L’Associazione, già affiancata da alcuni Organismi Nazionali e Internazionali interessati all’argomento, ha tra gli obiettivi principali, quelli di favorire la ricerca ed ovviare a soluzioni il più possibile concrete, il problema dei soggetti affetti da autismo e psicosi.
redazionale







Una Storia di Autismo

“Un amico che ha bisogno di aiuto”. Mio padre che aveva visto i nostri nuovi vicini traslocare ha detto che avevano un ragazzo..






Una storia di Autismo

"Un amico che ha bisogno di aiuto".

Mio padre che aveva visto i nostri nuovi vicini traslocare ha detto che avevano un ragazzo della mia età. Non mi è sembrato vero; non c'erano ragazzi nella mia strada, nessuno quindi che potesse essermi amico, ma ora le cose sarebbero state diverse: non sarei stato più solo.
L'ho visto dopo mentre camminava tra sua madre e suo padre, mi è sembrato così simpatico ed è della mia stessa età. Finalmente! L'amico che non ho mai potuto avere, ed ho pensato a tutti i giochi che potevamo fare insieme, le cose che avremmo potuto fare, le cose che avremmo potuto veder e fare: sapevo che sarei stato felice e sapevo che anche lui lo sarebbe stato.
L'ho visto poi l'indomani mattina mentre in piedi fissava la tettoia; sono saltato giù dal letto tanta era l'impazienza di conoscerlo. L'ho chiamato dal muretto del mio giardino, chiamato e richiamato, lui mi ha guardato eppoi si è rimesso a guardare il muro. L'ho chiamato una volta ancora e gli ho detto che il mio nome era Paolo, ma sembrava che a lui non importasse proprio che io ci fossi o meno e dopo, all'improvviso ha emesso un suono a schiocco ed ha
mosso le braccia in modo disarticolato. E' rientrato poi a casa e non è più uscito. Ho aspettato un po' eppoi anch'io sono rientrato a casa, non mi andava di rimanere lì fuori,
così, e mi sono chiesto perché il ragazzo della casa accanto si comportasse in quel modo e chiaramente non volesse essermi amico e mi sono domandato se non fosse per colpa mia. Mamma, appena mi ha visto, ha capito subito che c'era qualcosa che non andava ed io le ho detto che malgrado tutti i miei sforzi il ragazzo accanto non voleva essermi amico. Mamma ha sorriso e mi ha abbracciato, mi ha fatto sedere e mi ha detto che avevano parlato con i nostri vicini ieri sera dopo che ero andato a letto. I vicini avevano voluto parlare con i miei genitori per avvertirli che in caso di chiasso non si impressionassero perché era il loro figliolo a farlo, il quale era autista e perciò non era come tutti i ragazzi. Qualche volta gli capitava di gridare in continuazione, qualche volta di stare muto; non riesce a dormire bene, va in giro di notte. Mamma ha concluso dicendomi di essere carino con lui perché non è cattivo. Sono risalito nella mia camera da letto e mi sentivo veramente triste. Mi sono svegliato presto l'indomani Pensando che avrei senz'altro trovato un modo per fare
amicizia con il ragazzo. L'ho trovato che stava seduto in giardino giocherellando con delle monete che sistemava in pila. Sembrava che gli piacesse il suono delle monete perché è stato un bel po' a giocare così. Mi è venuta un'idea. Sono andato su ho preso tutti gli spicci del mio salvadanaio e mi sono sistemato proprio accanto al suo giardino facendo cadere le monete in modo che emettessero un suono chiaro e udibile. Non c'è voluto poco, ma finalmente l'ho visto in piedi vicino al muretto di separazione dei nostri giardini. Ho nascosto un sorriso di soddisfazione facendo finta di niente. Lui ha allungato la mano ed ha emesso un suono strano
ed io gli ho dato tutti gli spicci coi quali stavo giocando.
Eppoi sono corso a casa apprendere i miei fumetti per fargleli leggere e glieli ho gettati vicino così ne avremmo parlato dopo che li avesse letti. Forse finalmente avrei avuto ì l'amico. Ma lui non ha letto i fumetti li ha strappati in minuti pezzettini spargendoli sull'erba tutt'intorno.
L'ho seguito per tutta l'estate e le cose andavano di male in peggio. Ci voleva davvero un po' per abituarsi. Per esempio buttava oggetti nel nostro giardino: qualsiasi cosa non gli
piacesse. Abbiamo trovato radio, sedie e perfino, una volta, una bicicletta. Era capace di starsene per ore in piedi sull'altalena andando su e giù senza mai cadere; un'altra volta, per ore se ne è stato a guardare il padre che rimetteva a posto il giardino senza mai dire una sola parola fino a quando però il padre ha spostato la sedia s sdraio, allora si è
sconvolto e l'ha rimessa a posto, e lo ha fatto ogni volta che il padre la spostava. Ha paura dei cani ma questo è normale, io stesso sono stato morso da uno mentre tentavo di accarezzarlo. Per ore interminabili poi è capace di darsi colpetti sulla testa col dorso della mano ed emettere quello strano suono che ho sentito la prima volta. Spesso l'ho sentito di sera tardi battere sul pavimento, correre su e giù per le scale e picchiare sulla porta, e di mattina presto far rimbalzare la palla. Mio padre dice che i suoi genitori non
riescono praticamente mai a dormire e mamma dice che sembrano più vecchi perché addolorati di avere un figlio autistico che ha bisogno di tante attenzioni. Ha detto anche che dovremo dare loro tutto l'aiuto che possiamo e non fare, come spesso capita, di rimanere indifferenti al bisogno altrui.
Deve essere duro avere un figlio che non gioca mai di cui bisogna occuparsi sempre, giorno e notte, e stare vigili senza mai veramente sapere se è contento, se è ammalato o se è triste; senza mai veramente sapere cosa vuole, cosa è bene o male per lui. Qualcuno, si spera, troverà una soluzione a questo problema così che i genitori di figli autistici ed essi stessi trovino finalmente la pace.
Ho saputo dai suoi genitori che andava in una struttura per imparare qualche mestiere semplice che gli potesse essere utile e per vivere all'aria aperta in campagna. E' rassicurante
sapere che che c'è un posto dove possa essere protetto dai pericoli e stare bene. Mentre si troverà li imparerà alcune cose, come mangiare con forchetta e coltello e sparecchiare, fare un po' di lavoro agricolo, come coltivare qualche pianta o ortaggio, prendersi cura di galline e papere e prendersi cura di qualche scuola. Loro ci mettono più tempo ad apprendere, ma ci sono delle persone specializzate che sanno come trattarli e questi ragazzi sembrano contenti anche perché penso che si trovino più a loro agio tra persone che sanno possono aiutarli. L'ho visto durante i weekends e sembra più espressivo, e sorride persino, anche i suoi genitori sembrano più sereni perché in parte sollevati dal pensiero di sapere cosa ne sarà del figlio da grande.
Perciò pensa a questi bambini così soli e bisognosi di cure per tutta la vita, ma ciò di cui hanno soprattutto bisogno è un amico speciale, un amico che si darà da fare per farli vivere
convincendo altri a dare. Pensa a loro quando vedi altri bambini giocare, pensa ai loro genitori che sognano il giorno in cui sarà trovata una cura dando fine al loro tormento e quel giorno, col tuo aiuto, potrà venire prima.